sabato 9 ottobre 2010

Divagazioni sul Buddismo Tantrico

Divagazioni sul Buddismo Tantrico

pubblicata da Nisimo Cannavò
sabato 29 agosto 2009 alle ore 18.55


La parola tantra tradotta dal sanscrito significa “telaio” o più propriamente l’intelaiatura, l’ordito del filo che veste il telaio, che supporta il tessuto e senza il quale non si potrebbe creare alcuna stoffa; o, in un tappeto, ogni singolo nodo. Senza, non ci sarebbe alcuna tessitura né alcuna consistenza Si riferisce inoltre alla cordicella adoperata per fermare i grani o le pietre di una collana, o con cui si fanno i mala, i rosai, dove si inseriscono le perle di preghiera. L’aggettivo usato più spesso è tantrico, in inglese più raramente tantrik, e indica continuità o continuo, nel senso intimo di “ininterrotto”.
Questo senso di continuità è stato classificato nei tre aspetti di terreno, insieme con, natura e inalienabilità. La natura è la causa principale, il terreno il metodo e il risultato l’inalienabilità. Il significato del tantra si riferisce quindi anche a: terreno, sentiero e fruizione, o risultato.
La continuità permette la sicurezza della trasmissione tramite una “pratica orale”, dal maestro al discepolo, per cui appartenere ad una certa stirpe (lineage) indica che le abilità sono state imparate e praticate e si è raggiunta la maestria in certe cose; si ha quindi la legittimità dell’appartenenza.
Questo tipo di trasmissione orale è definito tantra, nel caso ci dovesse essere bisogno di un manuale, o di pitture o pergamene, questo manuale sarebbe chiamata “un tantra”. Qualsiasi tantra è parte di un sistema creato e sviluppato per iniziare i discepoli ad un radicale modo diverso di vedere e di agire nel mondo, come il Buddismo Vajrayana.
Il Buddismo Vajrayana non si limita solo al tantra, ma si basa principalmente sulla dottrina del Mahayana, o Grande Veicolo, dove la sillaba “yana” in sanscrito indica il veicolo o il sentiero; suo proposito è raggiungere la perfetta illuminazione del Buddha, nel tempo di una sola vita, per cui possiede innumerevoli metodi di meditazione.
La scuola Mahayana ha sviluppato il buddismo vajrayana tra il terzo e il settimo secolo, ma la prima università indiana dove si riscontrano testi Vajrayana è la Nalanda University, dell’India del nord. L’origine del tantrismo si trova in India
circa verso 3.000 anni fa.
Il termine vajrayana deriva da “Vajra”, significante il fulmine di Indra, il nome sanscrito della divinità del tempo e della guerra, e si riferisce sia al fulmine che all’indistruttibile materia da cui è formato.
In senso lato, la traduzione è anche “diamante” o adamantino, riferito quindi al Veicolo Indistruttibile. Il buddismo vajrayana è buddismo tantrico, in cui ogni tantra descrive il mandala e la pratica associata alla meditazione e ad una particolare divinità. Con la pratica della meditazione tantrica si percepiscono dei livelli molto sottili di consapevolezza. Generalmente ci sono livelli bassi, grossolani, di consapevolezza, livelli più sottili e all’interno, livelli completamente sottili di coscienza. Le pratiche tantriche possono portare a sviluppare questi ultimi, e la saggezza che realizza il vuoto, che raggiunge la natura della realtà nelle sue varie forme, che arriva nel reame più interno e profondo, sottile, della consapevolezza e percepisce la nullità.


Per attivare o adoperare i livelli più sottili della consapevolezza dovrebbero essere bloccati i livelli più grossolani e più bassi, e attraverso le meditazioni tantriche sui chakra e sui canali si possono attivare i più alti livelli e si può anche raggiungere l’illuminazione; attraverso le pratiche tantriche l’illuminazione può essere raggiunta più velocemente.
Il Kagyu enfatizza la continuità della trasmissione orale passata dal maestro al discepolo. L’enfasi viene data letteralmente dalla parola “kagyu”, dove “ka” in sanscrito indica le scritture buddiste e la tradizione orale. Ka ha il senso del contenuto dell’illuminazione proveniente dalle parole del maestro, sia della forza che queste parole portano con sé. La seconda sillaba, “gyu” significa lineage o tradizione, discendenza.
Queste due sillabe indicano quindi la “tradizione dell’istruzione oralmente trasmessa”.
La tradizione Kagyu ci riporta al Tibet, al grande maestro Tilopa vissuto nel nord dell’India intorno al X° secolo, consideratone il fondatore, colui che ricevette le quattro trasmissioni speciali.
Si racconta che Tilopa fosse re di un piccolo stato e che, abbandonato il regno in cerca del Dharma, incontrò per caso il suo maestro Nagarjuna, che gli tese un tranello fermandosi di proposito nel mezzo di un fiume fingendo di aver bisogno del suo aiuto per essere portato sull’altra riva. Tilopa, magro com’era, lo prese e lo portò fuori dal fiume, attraversandolo, Nagarjuna allora predisse che lui, avendo così tanto coraggio e determinazione, sarebbe stato in grado di aiutare altri esseri viventi, inducendolo a tornare nel suo regno.

Quando Tilopa tornò, trovò che il suo paese era in uno stato di crisi profonda e aveva iniziato una guerra con un altro potente stato dell’India. Tilopa annunciò alla sua gente che avrebbero vinto, senza spargimento di sangue. E così fu. Da solo, si avventurò nella foresta dove erano accampati i soldati nemici, chiese quindi agli alberi della foresta di trasformarsi in soldati, cosicché quando ordinò loro di attaccare, tutti i numerosissimi alberi si mossero come soldati e il nemico impaurito da quella grande folla, abbandonò precipitosamente il paese senza combattere. Molti sono i particolari della vita di Tilopa, e davvero incantevoli, dimostrano come questo grande maestro fu capace della grande trasformazione. Naropa, professore dell’università di Nalanda, lo cercò e l’incontrò mentre pescava, notando che riusciva a “trasferire la consapevolezza” dei pesci prima di ucciderli per venderli al mercato.

Naropa divenne immediatamente suo discepolo, apprese i grandi quattro insegnamenti del kagyu, sistemandoli a sua volta facendoli diventare i “Sei Yogi di Naropa”, trasmettendoli poi a Marpa, che era venuto in India dal Tibet per apprendere da lui. Marpa li trasmise a Jetsun Milarepa. Dopo il 1200 la scuola kagyu divenne kagyu karmapa, e ancora adesso possiamo visitare i monasteri karmapa in Tibet.
Attualmente la scuola fa capo al XVII Lama Karmapa, che risiede a Darhamsala, in India.

Le quattro grandi trasmissioni orali del kagyu sono:

Il grande sigillo (in sanscrito mahamudra, tantra senza storia, forma o sofisticheria, il tantra include i “corpi illusori”, in sanscrito “Sangwa Dupa” tantra,il “trasferimento di consapevolezza”, in sanscrito tantra “Denshi”).

Lo yoga del cuore (che letteralmente indica la madre rabbiosa, il fuoco che viene dal di dentro e include il sogno, e la vita tra le vite, il bardo, “Conscious Dreaming”).

La lucidità (così chiara come illuminata, a volte definita “la chiara luce” nelle traduzioni moderne)

L’unione (karma mudra) tantra “Gyepa Dorje” e tantra “Tumo”.

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